Le tombe dei faraoni e gli scioperi dell'Antico Egitto - Jo-in Tour Operator

Le tombe dei faraoni e gli scioperi dell’Antico Egitto

In effetti, ancora oggi, è piuttosto diffusa l’idea che nelle costruzioni delle tombe dei faraoni fossero coinvolti eserciti di schiavi. La filmografia del primo Novecento ci mostrava infatti fatiche ineguagliabili sopportate da uomini a suon di frustate.

Oggi sappiamo che non fu così. Per fortuna.

Nel sale del Museo Egizio di Torino si conservano reperti eccezionali provenienti da Der El Medina, un villaggio nei pressi della Valle dei Re.

Potrebbe stupire, innanzitutto, che il villaggio sia stato edificato sulla riva ovest del Nilo, luogo deputato alle sepolture e a tutte le attività legate alla morte e alla vita ultraterrena. Si trattava però proprio di un villaggio operaio dove vivevano artigiani, lavoratori e in genere le maestranze necessarie alla costruzione al mantenimento delle tombe dei faraoni. 

Ma nessuno degli uomini impiegati nel settore dell’edilizia lavorava in condizione di schiavitù: gli operai venivano retribuiti, non in denaro, ma in derrate alimentari; lavoravano, inoltre, solo mezza giornata, perché nella restante parte del giorno si dedicavano ad attività complementari e necessarie alla vita del villaggio; sappiamo anche che potevano stare a casa se malati e, nella loro “settimana” di dieci giorni, 8 giorni erano di lavoro e 2 di riposo.

Ma forse, il documento più incredibile e prezioso esposto nella sala del museo torinese è il cosiddetto Papiro dello Sciopero.

Durante il regno di Ramesse III gli operai di Der El Medina protestano a causa delle mancate consegne delle derrate alimentari. Lo scriba Ammenakht redige un vero e proprio report sull’andamento della protesta e si scopre che, in effetti, i lavoratori si fermarono, seduti, braccia conserte rifiutandosi di lavorare e chiedendo che si riportassero le proprie rimostranze al faraone.

Ormai il declino inesorabile dell’Egitto Antico era iniziato…

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